Alchimia taoista

Verità e bellezza – Dal dualismo alla dualità

 Il Qi Gong tra le discipline psico-corporee – L’integrazione del sé  – Tesi 2012 A. P. d. G.

 

Osservate le concezioni di due culture differenti, sullo spunto di ricerche in psico-antropologia, filosofia e sperimentazione personale, si analizza la tensione esistente tra due forze opposte: la dualità che dona la vita e il senso di un’esperienza integrale e il dualismo che nell’altro caso rappresenta un cammino a ritroso verso la distruttività. Da qui la necessità di ritornare all’unità in sé e in ambito sociale e culturale, per ritrovare un senso esistenziale e promuovere l’incontro con il sacro. Tramite il confronto con le osservazioni nell’ambito di scienze moderne come Pnei, Fisica quantistica, Neuroscienze, si sottolinea l’importanza di quell’unità psicofisica per restituire, attraverso una presa di coscienza ora urgente e necessaria, una nuova rappresentazione di sé, fautrice di un possibile cambiamento come desiderato. Nel testo viene esaminata tale possibilità attraverso la pratica del qi gong. Ma come prende avvio il percorso, il lavoro su di sé? Le diverse implicazioni del cammino e la chiamata del destino.

 

Estratto Tesi

 Lavoro sull’energia

Ristabilire la capacità di contatto con il mondo interno ed esterno è alla base di qualsiasi intervento clinico e ha lo scopo di ridurre gli elementi dissociativi. Lavorare con il corpo ha lo scopo di sostenere la capacità di autoregolazione corporea – emotiva di una persona. Una autoregolazione che passa attraverso la capacità di rispondere, fisicamente ed emotivamente, all’attivazione. Angela Klopsteck, parla di insight energetico e offre una chiara descrizione del processo: “Per introspezione energetica intendo l’introspezione che accompagna proprio l’esperienza fisica ed emotiva di cambiamento all’interno del paziente” e “l’aspetto cruciale, in questo caso, è la simultaneità di pensiero/sentimento/sensazione corporea. È questa esperienza simultanea e concomitante tra percezione corporea, emotiva e cognitiva che rende l’esperienza profonda, dando la sensazione di un cambiamento interno. L’introspezione energetica spesso tende a coinvolgere, con una piccola pausa, l’area cerebrale verbale simbolica, che può manifestarsi attraverso un’espressione verbale come una parola o una frase, ma può risultare anche in un’azione fisica come uno sguardo significativo, un gesto spontaneo o un sorriso.” Il punto di vista orientale e di altre culture estranee a quella occidentale, per quanto attiene il lavoro sull’energia, oltre il discorso sulla meditazione, offre una visione filosofica d’insieme che ritiene l’Universo costituito essenzialmente di energia in cui l’uomo è immerso anch’esso costituito di energia.

Osservazioni riassuntive: il Qi Gong e l’integrazione dell’Io

…Dunque sottolineando la situazione odierna possiamo descriverla con nuovi termini: la mente (Yi) domina la nostra vita (ambizioni) separata così dal momento emotivo-spirituale (Shen) e ci fa rincorrere il futuro con grande dispendio di energie: la separazione tra corpo e spirito induce irregolarità nella circolazione/trasformazione di Qi e Xue; c’è infatti un rapporto tra funzione di comando (Yi) e sue forme ausiliarie (circolazione Qi e forma), se non c’è equilibrio si creano gravi problemi. Lo Yi, separato dallo Shen, non regola più il fluire dell’energia; se l’energia non fluisce si bloccano l’attività di movimento e l’espressione emotiva e arrivano le malattie; lo Shen è alterato, la coscienza non più sostenuta dall’energia degli organi e del sangue; vengono meno consapevolezza, coscienza, salute psichica e fisica. Per quanto riguarda la pratica possiamo solo ancora distinguere i seguenti due approcci atti entrambi a promuovere contemporaneamente quel complesso sistema di relazioni che permette un senso di integrazione di corpo/mente.

Lavoro sul corpo: pratiche di movimento e forma (cielo posteriore)

Il movimento può agevolare la circolazione del qi; se poi muovo lo zhen yi (autentico pensiero, intenzione cosciente) si muove anche il qi. Bisogna armonizzare la forma, quando la forma è corretta, il qi fluisce liberamente; più il qi si muove più la forma è armoniosa. Il movimento allontana i pensieri perché concentrato su ciò che devo fare. Il lavoro sul corpo ha varie conseguenze come dimostrato da recenti studi e nuove scoperte scientifiche: un rimaneggiamento corticale, una nuova esperienza emotiva, cui si aggiunge il benessere a livelli diversi circolatorio, respiratorio, articolare, emotivo, fisiologico.

Lavoro sulla coscienza/spiritualità

Il percorso si spinge oltre: l’antica ginnastica Daoyin verteva su massaggio, lavoro sul respiro, finalità terapeutica, pratiche di lunga vita; essendo principalmente la MTC preventiva, lo scopo principale era quello di far evolvere la persona a livello spirituale; perciò distinguiamo anche a livello pratico le seguenti:

  • Pratiche senza forma: esse vogliono agire sull’aspetto spirituale degli organi (cielo anteriore, aspetto yuan). Forma e movimento raggiungono con maggior difficoltà ciò che è di natura yuan, ciò che riguarda lo shen, mentre pratiche sui colori e i suoni sono più efficaci, il suono udibile è riflesso di quello non udibile e con la pratica si proseguirà con l’emissione di suono muto ancora più efficace.

  • Pratiche di quiete per allenare lo shen. Il respiro è punto di partenza per raggiungere la saggezza, lo stato mentale influenza il respiro, il qi; serve lavorare su qi, xi, xin (qi respiro, mente-cuore) per far aderire la mente al respiro/qi.

 

Sport da combattimento o Arti Marziali?

Spesso queste definizioni vengono usate in modo intercambiabile, ma si riferiscono a pratiche caratterizzate da una filosofia molto diversa. Gli sport da combattimento sono, come dice il termine, degli sport, mentre le arti marziali dovrebbero essere espressione di una forma d’arte avente per oggetto il combattimento. Sono sport da combattimento il pugilato, la lotta greco-romana, la savate francese, la kickboxing, la capoeira,  il jujitsu brasiliano e altre pratiche occidentali, anche se in questa categoria rientrano attività come il taekwondo coreano o la muay thai tailandese. Alcune tradizionali arti marziali giapponesi come il judo o il karate sono da anni sempre più caratterizzate da gare sportive. Fra gli sport da combattimento possiamo senz’altro annoverare la MMA (Mixed Martial Arts), mentre l’israeliano Krav Maga è un sistema di difesa personale efficace e diretto che mira a risolvere rapidamente un’aggressione. Ciò che tutte queste discipline hanno in comune è l’utilizzo della forza fisica nelle tecniche, per cui l’allenamento si basa sul potenziamento muscolare tramite l’uso dei pesi, sulla corsa, sul saltare la corda per rinforzare la funzionalità di cuore, polmoni ecc.
Diverse sono le arti marziali orientali, cinesi in particolare. Il vasto mondo del Wushu, meglio conosciuto come Kung Fu o Gong Fu, comprende discipline cosiddette esterne, che si  basano cioè sulla potenza fisica come quelle occidentali, e discipline interne, dove si coltiva l’energia interna o QI. Tra le prime possiamo annoverare ad esempio lo Shaolinquan, il Bajiquan, il Meihuaquan, l’Hongquan e il Tanglangquan. Le arti interne usano invece l’energia ottenuta con particolari esercizi che non si servono di attrezzi, ma sono basati su posture e movimenti lenti che potenziano il QI che scorre nei meridiani. In questo tipo di allenamento, fondamentale è il ruolo della mente, che spesso significa andare oltre la calma per visualizzare particolari situazioni e sensazioni nelle quali immedesimarsi. Tre sono le classiche arti marziali definite interne: il Taijiquan, lo Xingyiquan e il Baguazhang. In queste discipline è forte l’influenza della filosofia taoista; nel Taijiquan  essa è data dal rapporto tra Yin e Yang, nel Xingyiquan dai Cinque Movimenti, nel Baguazhang dagli Otto Trigrammi. Nella cultura cinese, esiste uno stretta connessione tra arti marziali, filosofia e medicina tradizionale, purtroppo inesistente in Occidente, dove anzi questi aspetti  sono lontanissimi gli uni dagli altri. Grazie a tale legame, il sincero ricercatore ha l’occasione di operare su di sé una profonda trasformazione psicofisica e culturale. Attraverso gli esercizi propedeutici del Qigong, lo studio delle tecniche e degli effetti sulla salute che esse producono, il praticante migliora sensibilmente il suo stato di benessere, acquista sicurezza in sé stesso e nei rapporti con gli altri. Inoltre, dovrebbe essere in grado di conoscere e applicare le basi dell’ autodifesa. Ho usato il condizionale perché non sempre questo aspetto viene curato; spesso, l’insegnamento del Taijiquan in particolare, si basa sullo studio della “forma”, cioè della sequenza di movimenti tra loro concatenati che ne è l’ossatura, senza dare il dovuto peso alle applicazioni marziali e al tuishou, la “spinta con le mani”, che del Taijiquan è parte integrante. In questi casi, la disciplina assume l’aspetto di una danza anche molto bella ed elegante da vedere, ma priva del fondamentale contenuto energetico e marziale. La forma, tradizionalmente ritenuta importante, fu invece eliminata dal grande Maestro Wang Xiangzhai, fondatore dell’ Yiquan. Egli fuse mirabilmente l’essenza delle tre discipline interne togliendo da ciascuna la forma; ne è risultata un’ arte marziale estremamente efficace sia in combattimento che come pratica di salute. Base essenziale dell’ allenamento sono le posizioni Zhang Zhuang o del “palo eretto “, che si abbinano a specifiche visualizzazioni che potenziano grandemente l’energia interna e la forza esplosiva.
Vorrei chiudere queste note sulle arti marziali orientali con una riflessione su alcune discipline giapponesi. In esse non troviamo la coltivazione di pratiche del tipo Zhang Zhuang, ma troviamo il concetto di Ki, che molti identificano col QI cinese, ma che, a mio avviso, ha un significato che va al di là dell’ energia interna del corpo e assume una dimensione culturale molto più ampia. Il ruolo rivestito nelle discipline cinesi dal Taoismo, è svolto nelle arti marziali giapponesi dalla filosofia Zen; essa ci rimanda a un lontano ma decisivo legame tra India, Cina e Giappone; non dimentichiamo infatti che il termine giapponese zen è la traduzione del cinese Chan, che definisce il buddhismo introdotto dal monaco indiano Bodhidarma (Ta-Mo in cinese) duemilacinquecento anni fa. La filosofia Zen impregna di sé la cultura, la storia e la civiltà del Giappone; la ritroviamo nella Cerimonia del tè (C’ha no Yu), nella Via dei fiori (Kado), più nota come Ikebana, nel giardino tradizionale (Karesansui), e ovviamente , nelle arti marziali. Pensiamo soprattutto alla storia dei Samurai, alle loro regole di vita e d’onore, e alla Via della Spada. Oggi, questa trova applicazione nello Iaido (l’arte dell’ estrazione della spada), nel Kenjutsu (l’arte della spada) che utilizza una katana di legno e nel Kendo (la Via della Spada), che in quanto Via (Do) racchiude il percorso spirituale del praticante. Vorrei infine citare un’ arte meno conosciuta ma non meno importante, il Kyudo, il tiro con l’arco o, più correttamente, la Via dell’ Arco. Anche qui lo spirito Zen è fondamentale.
In conclusione, gli sport da combattimento possono essere indubbiamente una scelta di vita che, come in molte occasioni il pugilato, salva i giovani dall’ intraprendere una strada sbagliata che può costare cara. Le arti marziali orientali, in particolare cinesi e giapponesi, costituiscono un percorso culturale estremamente formativo che racchiude in sé delle filosofie e delle civiltà millenarie, certo lontane dalle nostre, ma per questo portatrici di una nuova, preziosissima ricchezza.
                                                                                                                                                                                     Prof. Fabrizio Bencini
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