L’origine del misterioso e affascinante caduceo o bastone alato si perde nella notte dei tempi; la figura del caduceo esisteva già nell’arte mesopotamica del 3500 a.C.; è infatti uno dei simboli più antichi nella storia dell’umanità, comune a civiltà diverse. Il reperto archeologico più antico, è una coppa appartenuta al re mesopotamico Guda, sovrano della città di Lagash. Lo si è inoltre trovato su tavolette indiane della civiltà vedica, sui monumenti egiziani (spesso il dio dei morti Anubi è raffigurato con in mano un caduceo), nella mitologia babilonese, associato al dio Mingzida, nei templi greci e romani.
Il Caduceo è costituito da un bastone dotato di due ali simboleggianti il primato dell’intelligenza che si pone al di sopra della materia; i greci vi aggiunsero le ali, per rappresentare le ali che aveva ai calzari Hermes, e vi collocarono in cima una sfera; avvolti a spirale. Attorcigliati in senso inverso fino alla sommità e posti l’uno di fronte all’altro, vi sono due rettili che si accoppiano, simbolo della polarità del bene e del male tenuta in equilibrio dal dio che ne controlla la forza. Astronomicamente, la testa e la coda dei due rettili rappresentano i punti dell’eclittica in cui il Sole e la Luna si incontrano quasi in un abbraccio. In questo intreccio il serpente maschio, di ascendenza solare, è posto a destra, mentre quello femmina, di ascendenza lunare, è posto a sinistra.
Il termine caduceo deriva dal greco Karkeion (araldo, messaggero) e rappresentava per l’appunto il simbolo di Ermes o Mercurio, messaggero degli dei, che lo esibiva come simbolo per dirimere le liti. Era infatti portato dagli araldi e dagli ambasciatori come simbolo della loro funzione e come emblema della loro inviolabilità personale. Secondo una leggenda romana, il caduceo ebbe origine quando Hermes si imbatté in due serpenti che lottavano. Il dio pose fra loro la sua verga e da allora diventarono amici, avvolgendosi intorno al bastone e rimanendo sempre insieme. In questa leggenda la verga rappresenta l’armonia raggiunta per mezzo della comunicazione.
Nel medioevo alcuni alchimisti ritenevano i serpenti un simbolo dell’unione degli opposti. Il serpente è un animale particolare: può erigersi dritto in alto, arrampicarsi sui rami verso il cielo, ma striscia, dimorando nella terra; schizza come fuoco, ma si muove sinuoso e avvolgente come l’onda d’acqua.
Per gli antichi greci tutto ciò rappresentava l’equilibrio degli opposti, l’armonia fra: maschio-femmina, cielo-terra, fuoco-acqua. A volte il serpente sale come una liana tra gli alberi, cui si appende a guisa di frutto velenoso: è lui il ‘Custode dell’Albero della Verità’, del bene e del male, che ti offre il frutto della conoscenza (la mela). Il Serpente è simbolo di vita e di morte, infatti cambia ogni anno la sua pelle: sa rinnovarsi, così nella mitologia diventa il ‘Signore della Rinascita’. Il Serpente è velenoso, la sua lingua biforcuta è rossa e rapida come la fiamma, il suo attacco è fulmineo, il suo liquido è letale. Eppure usandolo in dosi e tempi opportuni, il suo veleno diventa miracolosamente farmacon. A che cosa è dovuta la presenza dei serpenti sul caduceo? Gli antichi, secondo Plinio, attribuivano al serpente intelligenza e sentimenti particolari e furono grandemente impressionati dalla sua vita misteriosa e sotterranea, dalla sua capacità di secernere veleni mortali e dalla sua velocità, pur essendo privo di arti. Al serpente fu anche attribuito il simbolo di potenza: lo si trova infatti sulla corona dei faraoni d’Egitto.
Ma prima che a Mercurio, il magico bastone venne attribuito come emblema a Ermete Trismegisto, mitico progenitore dell’arte magica tradizionale, intesa come sintesi del sapere universale in ogni sua applicazione: medicina, legge morale, filosofia, religione, scienze naturali, matematica, etc. Il mito di Ermete risale alla più remota civiltà egizia, ripreso poi dalla mitologia greca che ne trasse il dio Hermes, poi divenuto Mercurio con i Romani. Secondo Virgilio (IV libro dell’Eneide) Apollo donò il caduceo ad Hermes, in cambio della lira; Apollo spesso è però raffigurato con il serpente ed il dio era considerato il padre di Asclepio (Esculapio presso i Romani) dio della Medicina, e di Igea, dea della salute. Il caduceo ebbe una valenza medica oltre che morale, rappresentando la salute fisica della persona e al tempo stesso la condotta onesta di chi pratica la nobile arte della medicina. In conclusione, il caduceo simboleggia l’enigma della complessità umana e delle sue infinite possibilità di sviluppo ed è universalmente riconosciuto come emblema della medicina.
Metafisicamente, rappresenta la discesa della materia primordiale nella materia grossolana. Fisiologicamente, rappresenta le correnti vitali che scorrono nel corpo umano. Riferito all’Universo, indica la capacità di dominare il caos e di porre ordine in esso, creando armonia tra le diverse tendenze che ruotano intorno all’asse del mondo. Riferito al corpo umano, indica il potere taumaturgico di colui che è in grado di portare armonia in un organismo malato. Il caduceo indica la capacità di conciliare tra loro gli opposti, creando armonia tra elementi diversi come l’acqua e il fuoco, la terra e l’aria. Per questo motivo ricorre frequentemente anche in alchimia, quale indicazione della sintesi di zolfo e mercurio, oltre che nel simbolismo della farmacopea. Ciò che vi è di negativo nelle cose terrene diventa positivo grazie al caduceo ed alla lotta dei due serpenti che si fronteggiano; sostanze originariamente prive di significato diventano salvifiche, tramutandosi in rimedio.