La montagna vive se…

La montagna vive se ci sono persone che la lavorano

Sono ossolana e i miei genitori da generazioni sia da parte di madre che di padre sono dedite all’agricoltura, quindi io ho ereditato un po’ questa vena. Ho studiato a Milano cinque anni e per unici anni ho fatto l’odontotecnico, poi è venuto a mancare mio padre e ho deciso, dopo averci pensato qualche anno, di abbandonare il mio lavoro per aiutare mia madre che aveva ancora le mucche e perché mi sembrava che potesse essere un lavoro per il futuro. Questa scelta di lavoro ha coinciso con un cambiamento reale, palpabile dell’agricoltura, nel senso che prima c’era più lbertà anche nel lavoro e più guadagno. Negli ultimi anni sono cambiate tantissime cose nell’allevamento dei bovini che sentendole in prima persona mi hanno fatto passare anche la voglia.

L’azienda di mio padre era a Crodo. Eravamo soci fondatori della Latteria Antigoriana ed ero contraria a portare la latteria ad Oira; prima era a Crodo, era gestita in un certo modo. La latteria di Crodo era nata negli anni ’70 con l’unione di parecchi soci, era nata con uno scopo che adesso è venuto a mancare, era nata per aiutare il lavoro dell’agricoltore. Prima c’era l’agricoltore allevatore, tanti avevano due o tre mucche e riuscivano comunque ad avere un certo tornaconto con le latterie ternarie che si erano unite a Crodo. Ad esempio mio padre era arrivato ad avere una trentina di mucche e viveva bene, ma adesso devono avere 100 animali per campare… adesso sono tutti pieni di debiti, mentre prima questo non c’era… Il prezzo del latte va in base al mercato… Mi ricordo quando ai tempi di mio padre per il latte prendevano i soldi che adesso se li sognano… adesso il latte lo devi regalare, sono cambiate tantissime cose. E ti viene il veterinario e fai così e così… è tutto completamente fuori da un’idea. Possono esistere cambiamenti però io guardo molto a quello che hanno fatto i padri e i nonni. Perché dobbiamo cambiare tutto, perché dobbiamo industrializzare tutto?

… Non ci piaceva neppure che la mucca doveva produrre troppo. Si guarda la produzione, ci sono agricoltori che guardano soltanto la quantità… A noi non interessa questo… Le mucche prima a dodici o quattordici anni erano delle signore mucche, adesso a sette le buttano via: le mantieni per qualche anno, ti fanno due o tre anni di produzione e poi le devi buttare via, piene zeppe di farmaci… A noi interessa portare avanti quello che facciamo, diversificare alcune attività, nutrirsi il più possibile con quello che facciamo noi, siccome non ci fidiamo dell’industria alimentare e non voglio neanche farne parte… Per me la legge che ha fatto la Comunità europea, che richiede a un piccolo produttore come noi che non lavoriamo neanche 100 litri di latte al giorno di avere la stessa struttura di un’azienda che lavora 2000 litri di latte al giorno, è assurda. Noi non possiamo fare due caseifici, investire 50000 €; e quando l’hai riguadagnato?

… In questa zona c’erano le latterie ternarie che aerano una buona idea e invece adesso sono fuori legge, non viene salvaguardato il territorio con queste leggi… Prima dell’estate e degli alpeggi mandiamo un annuncio in rete e chiediamo collaborazioni ai giovani. Vitto e alloggio più le relazioni e le esperienze di vita… Alcuni giovani vengono e ritornano, un’occasione di socialità, di scambio… Faccio imparare a fare il formaggio, a mungere, trattare le capre, conoscere le erbe officinali… offriamo esperienze di vita.

Gesine Otten e Daniela Rigotti, Montecrestese (VB) Frazione Prone, 13 gen 2010

Contadini per scelta  – Esperienze e racconti di nuova agricoltura

G. Canale – M. Ceriani Jaca Book Ecologica 2013

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