Dal testo di Massimo Nicora C’era una volta Goldrake Ed. La Torre (2017) si evince come nel 1978 e seguenti si avvia un vero e proprio fenomeno culturale alimentato dall’enorme successo di Goldrake e dalla iniziale serie di polemiche che rischiarono di provocare l’interruzione della programmazione con una interrogazione parlamentare. Peraltro gli incassi su gadget, dvd e vari prodotti per l’infanzia relativi al cartone, misero in luce l’aspetto del ritorno economico di tanto successo di pubblico. A più riprese il commercio si dispiega ad ogni periodica celebrazione dell’anniversario fino al recente 40° anno. Ma anche dal punto di vista artistico e tecnico si avrà un seguito di produzione di telefilm, cartoni, trailer, fumetti. Le nuove avventure vertono su vere rivisitazioni con cambio di personaggi o con ricostruzione particolareggiata del robot e dei dischi o mostri alieni; specie viene ripreso spesso l’incontro tra Procton e Actarus, mai rappresentato nell’originale e rimasto nel mistero. Alcuni prodotti vertono sulla continuazione della narrazione lì dove fu interrotta al 74° episodio. Sembra che, a parte alcuni produttori che si sono tagliati le gambe da soli con scelte davvero inopportune, nessuno di questi prodotti abbia le potenzialità di catturare il pubblico come ha fatto il mito di questa serie di Goldrake che resta così mito eterno, senza una narrazione a venire. Bisogna ammettere che il compito è difficile. Goldrake è tanto originale che pare debba passare del tempo prima di veder altri eguali e anche i tentativi di proseguirne la storia sono azzardati. Forse è meglio soprassedere e attendere di aver introiettato bene il messaggio del mito originario, nel suo linguaggio essenziale, archetipico per poter riscrivere un seguito o inventare nuove narrazioni che possano avere un tale seguito e successo di pubblico, poiché ciò che ha colto questo prodotto, ciò che ha solleticato, è l’anima dei bambini e forse degli adulti di allora in un senso e nell’altro, facendo discutere e magari metter in discussione in prima persona. Una corda troppo sensibile, qualcosa di troppo profondo è stato sfiorato e la vibrazione ancora emette segnali forse che vanno ancora compresi prima di andare oltre, come testimoniano le polemiche, le discussioni, le riflessioni, gli approfondimenti, le domande ancora senza risposta suscitate da questo evento televisivo.
Il testo di Nicora ne raccoglie testimonianze e interviste come di seguito riportate in corsivo.
Mario Petroni sull’introduzione dell’edizione italiana del saggio della psicologa dell’infanzia Liliale Lurçat “Il bambino e la televisione. A 5 anni solo con Goldrake.” che riporta la critica al successo della serie nel paese, riflette sui cambiamenti della società. L’eclisse della civiltà contadina e i cambiamenti sociali avvenuti sono accompagnati da cambiamenti nel mondo mediatico: dal libro si è passati alla radio, al cinema e infine alla TV: “era elettronica della non lettura”, con la trasformazione dello spettatore e il suo isolamento nella sola ricezione visiva, col telecomando in mano per tagliare quanto di non interesse. Scendendo nel dettaglio sul personaggio di Goldrake: “…il carisma di Goldrake è di specie quale mai si era data in passato: nessuno tra i personaggi mitici offerti dalla favolistica e novellistica antiche e moderne si era mai impresso nell’inconscio fanciullesco con tale suggestione da popolare della sua presenza anche i sogni. Di qui la necessità, per l’autrice del libro, di indurre genitori ed educatori a ridurre l’esposizione televisiva cui sono sottoposti i loro pupilli.”
Dopo la prima serie di episodi sorgono polemiche e nel contempo la Rai e la redazione del Radiocorriere sono sommerse di lettere di bambini dai 6 ai 15 anni che chiedono una seconda serie:
“Atlas Ufo Robot è interessante perché dimostra l’amore di questo extraterrestre per la sua seconda patria, mentre noi pensiamo che di fuori da questo mondo pieno di violenza ci siano, sugli altri pianeti, uomini violenti e crudeli come noi” (scuola elementare di Pietralata di Roma).
“…con Goldrake ci divertiamo, viviamo le sue avventure e impariamo a costruire un mondo senza violenza e ingiustizie.” Pamela Calligaris, Monfalcone, Gorizia
“Di questo cartone animato mi piace tutto e non c’è niente che possa criticare, anche le sigle e le musichette sono molto indovinate.” Sabrina Marengo anni 13 Genova
“I racconti di Goldrake non peccano come altri loro simili di troppa fantascienza e quindi piacciono ai giovani. Inoltre si svolgono nello stesso tempo in cui viviamo. Tutto infine è avvolto in un’atmosfera di pace e amore” Francesco Tonin anni 10 Torino
“Goldrake è un perfetto essere spaziale che aiuta a costo della vita l’umanità e se costui non è buono, nessuno lo è.” Nicoletta Finzi, 12 anni Udine
Apprezzati sono i disegni, le scene, il protagonista che fa innamorare le ragazzine…
Alla fine della serie con la terza parte di episodi, i bambini si sentono orfani.
“In precedenza solo con Heidi il pubblico ha potuto sperimentare la fine definitiva della serie animata e vivere sulla propria pelle quell’esperienza di vuoto… I cartoni animati di Disney, Warner o Hanna & Barbera, infatti non giungono mai ad una fine, perché in essi non c’è evoluzione, non c’è un punto di partenza e uno d’arrivo, ma tutto si svolge in una sorta di eterno presente. Atlas Ufo Robot invece… si evolve, avvince, cattura e, soprattutto, riesce a fare in modo che i telespettatori si affezionino ai suoi protagonisti puntata dopo puntata, sempre di più. Ecco perché il distacco è ancora più lacerante per i giovani telespettatori …” Massimo Nicora op. cit.
Il mondo del commercio con il suo fiuto non si fa scappare l’occasione per propinare seguiti del cartone in versione cinema, ma anche gadget, giocattoli per le feste natalizie, maschere di carnevale, dvd. Il giornalista Luca Raffaelli: “Mi sembra che l’industria che si occupa dei ragazzi si occupa molto meglio di loro di quanto non se ne occupano gli esperti psicologi e i giornalisti…”.
6 Ottobre, 28 Novembre 80: si avvia il secondo ciclo a richiesta anche da parte degli adulti che ammettono che Goldrake sia il prodotto più riuscito. Seguiranno repliche nell’84.
Luca Goldoni, giornalista e scrittore, articolo su Il corriere della sera: “Forse sarà una nevrosi regressiva, ma anche io la sera alle sette, se sono in casa, mi incollo alla puntata di Goldrake… È il fascino dei disegni animati, mi dico, ….una tecnica di animazione che quasi umilia Walt Disney… Mi ripeto queste cose, ma poi mi arrendo: Goldrake mi piace semplicemente perché i buoni prevalgono sui cattivi… Non c’è bisogno di scomodare Freud: il successo di Goldrake è un successo da “arrivano i nostri”. Sembra che di questi tempi i nostri non arrivino mai. Del resto chi sono oggi i nostri? Ciascuno ha i suoi “nostri”, sempre più ridotti di numero, impegnati a testa bassa contro “i nostri”. La rabbia in Italia monta e spazia a 360°: contro le ideologie scomparse nella ionosfera, contro il governo, contro i sindacati, i brigatisti che mirano al cuore dello Stato e contro gli altri brigatisti che, senza colpo ferire, sfasciano lo stato dal di dentro; contro i rapinatori con passamontagna e contro i rapinatori in giacca e cravatta, specialisti in presidenze e assessorati… I nostri dunque non arrivano mai, perché sono troppi i loro. E allora ecco qua Goldrake, una specie di nostro collettivo che disintegra un cattivo collettivo. È una ventata di puro manicheismo, cioè tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra. Anni fa i cinematografari si accorsero che questo meccanismo era troppo ingenuo: gli eroi troppo eroi, i vigliacchi troppo vigliacchi avevano stufato, la gente non ci credeva più. E così arrivarono i film con i personaggi più problematici, buoni con un briciolo di crudeltà o perversi con sprazzi di umanità. Sono durati poco: oggi la gente non va più per il sottile nel giudicare torti o ragioni, la rabbia è un coltello che taglia netto. E così Goldrake, spazzando via le sfumature psicologiche, ripropone – scolpiti con l’accetta- i buoni e i perversi di una volta… Forse guardo Goldrake perché infantilmente parteggio per quei nostri che sono anche dentro di me.” Altrove: verso le opinioni di Corvisieri sulla presunta e, spesso imputata n° uno, violenza del cartone che istigherebbe quella infantile: “Questo affondare il bisturi psicanalitico in un cartone animato, mi fa ridere. Non credo che i terroristi sparino con la P 38 perché da piccoli giocavano alla guerra. I bambini si formano su ben altre realtà.”
Il giorno dopo l’Onorevole Silverio Corvisieri e membro della Commissione Vigilanza Rai, scrive su Repubblica contro l’orgia della violenza annientatrice del cartone di Godrake; sarà autore di un’interrogazione parlamentare (rimasta senza risposta per fine anticipata della legislatura) e così si esprime: “La popolarità dell’inno scelto per la presentazione del programma è enorme: lo conoscono e lo cantano spesso in coro nelle aule scolastiche… ho visto un ragazzino cantarlo con grande fierezza e quasi con le lacrime agli occhi… Il Corvisieri guida le polemiche anti Godrake, scontrandosi con la visione dei giovani seguaci del mito e che chiedono non sia interrotta la trasmissione del loro eroe.
17.04.98 si festeggia il ventennale di Goldrake. Nuovo dibattito con Corvisieri che ribadisce il suo pensiero.
Raffaelli si chiede “perché non sia stato esaltato da voi tutti il cartone animato più rivoluzionario della storia televisiva che è Heidi un prodotto giapponese in cui una ragazzina riesce a far capire al mondo degli adulti che è molto meglio emozionarsi, riuscire a comunicare alle persone le proprie emozioni, piuttosto che vivere rigidamente in una società finta, ipocrita in cui l’educazione formale vince su tutto.”
“Abbiamo letto il vostro articolo su Atlas Ufo Robot (Corvisieri) e ci siamo accorte che avete chiesto l’opinione di tutti tranne quello dei diretti interessati…. da ciò che avevamo sentito dire, eravamo convinte di vedere la solita storia banale del superuomo, colui che tutto fa, tutto può, l’eroe senza macchia e senza paura, ma fin dalla prima puntata ci siamo rese conto che non era così: l’extraterrestre Actarus viene raffigurato come uno qualsiasi di noi, che ha bisogno degli amici, che odia la violenza, ma che deve usarla per legittima difesa; che ama questa meravigliosa verde terra…. Forse siamo noi Vega, noi che costruiamo ogni giorno bombe sempre più potenti, che inquiniamo il nostro, un tempo verde pianeta. Siamo noi che ci stiamo autodistruggendo…”
Due ragazzine di 14 anni.
Il demone TV
La tecnologia? I commenti suggeriscono un’osservazione. La tecnologia abnorme rappresentata nel cartone, stride con la bellezza della natura. La velocità dell’azione annientatrice cui si riferisce il Corvisieri è esaltata ancor più nel contrasto con l’espressione della natura nella sua serenità bucolica, la pacifica panoramica di splendide immagine dai colori accesi, ma naturali, frequenti nei prodotti giapponesi. Il popolo nipponico ha un sentimento sincero verso la natura, e nell’arte lo ha testimoniato. Questo contrasto sembra essere stato colto in positivo dai ragazzini. Questi, nei loro commenti e richieste alla Rai, sembrano più maturi degli adulti. Ognuno è colto nell’animo da ciò che entra in risonanza con il proprio sentire; i ragazzi hanno colto l’aspetto positivo del cartone, non la violenza che, in effetti, non è una scelta del protagonista ma una resistenza estrema. Forse qualcun altro è stato stuzzicato nell’animo e pertanto infastidito dalla perversità degli alieni con il loro continuo tentativo di manipolare gli altri? Forse siamo tutti noi questi alieni?
Nicoletta Artom produttrice del programma che ha trasmesso Goldrake: “…i bambini urlano saltano, fischiano, emettono strani suoni. Ma è un divertimento innocuo. Non è violenza. È un modo di scaricarsi, di giocare, è tutto surreale…”
Il medievalista Franco Cardini con l’articolo “E io difendo Mazinga” (altro personaggio giapponese in Italia dopo Goldrake sebbene sia stato prodotto prima e abbia conquistato i ragazzi giapponesi più di Goldrake) afferma come i fumetti sarebbero un osservatorio per capire in quale direzione sta andando la società, già avviata dalla lettura all’immagine: la società contemporanea sarebbe avviata verso una destrutturazione culturale e mentale operata dalla televisione, specie dopo l’avvio delle tv private. Lo studioso critica tali cartoni di robot dalle diverse forme archetipiche (draghi, samurai, mostri alati) che distruggono “le forze del male che sembrano accoppiare una sostanza demoniaca a una tecnologia tra l’extraterrestre e il futuribile… Per quanto riguarda la violenza il parere è negativo. “Se i bravi genitori e i solerti educatori in questione non ce l’hanno con Mazinga, perché tiene incollati i bambini a quello strumento addormenta cervelli che è la TV, bensì perché insegna loro la violenza, c’è da chiedersi perché non siano insorti prima e con pari corale decisione, contro ben altri spettacoli che insegnano tipi di non meno grave violenza (stampa, tv, telegiornali, ma anche giochi come il Monopoli che insegna l’avidità e l’arte della speculazione, la barbie simbolo di conformismo)… In Mazinga non si vuole colpire il violento robot, bensì il travestimento tecnologico e futurologico-fantascientifico di un ideale di giustizia; si vuole colpire un archetipo del quale i bambini hanno invece profondamente bisogno… Non dà fastidio che Mazinga faccia la guerra: dà fastidio che la faccia contro il male, insegnando che al male ci si deve opporre, che i deboli vanno difesi… Genitori democratici, sorvegliateli. In ogni bambino sonnecchia un samurai. Se non fate presto a insegnargli il valore del denaro (con i giochi come monopoli), della carriera, della buona bugia detta al momento opportuno, dell’amore della vita, inteso come amore della propria comoda esistenza, dove andrà a finire la nostra splendida civiltà occidentale dei consumi e dei profitti?”
L’uso della robotizzazione è così abnorme da essere davvero ridicolo pensare che qualche ragazzino possa identificarsi ed essere violento con gli altri. Più subdola piuttosto è invece la manipolazione di cui fa uso il nemico e che può stuzzicare l’animo meno buono che alberghi nei telespettatori, bambini o adulti, o risvegliare il lato buono verso quella che è la realtà odierna come per es. i messaggi subliminali dei prodotti della TV anche quelli per bambini.
Se questo cartone avesse instillato nei bambini proprio l’amore per l’uomo forte e potenziato dalla tecnologia sarebbe forse un triste traguardo. Ma a quanto pare adesso qualcuno ha pensato bene di spingere i bambini all’uso spasmodico e ossessivo degli strumenti tecnologici, dai giochi elettronici, ai computer, agli smartphone che tengono i poveretti ignari davanti uno schermo che proietta sì cose davvero irreali. Mi sembra in realtà che il cartone invece avesse ispirato tutt’altro come testimonia anche il doppiatore Malaspina oggetto di continua corrispondenza da parte dei fan, grandi e piccoli.
Del Buono cita Bruno Bettelheim, lo psicanalista austriaco che ha approfondito la struttura delle favole: “Le storie rassicuranti dei nostri giorni non parlano della morte né della vecchiaia né della speranza in una vita eterna. Le fiabe antiche al contrario, mettono francamente il bambino davanti a tutte le difficoltà fondamentali dell’uomo… Non si dimentichi che Bruno Bettlheim uno dei maggiori studiosi di psicologia infantile, ha sostenuto l’importanza dei mostri nelle favole dei bambini. Il mondo che gli si propone non deve essere del tutto edulcorato; gli si devono presentare tutti gli aspetti della vita, sia nelle fiabe sia nei cartoni.”
In Goldrake, come nella fiaba di una volta, vi è una morale, un discorso pedagogico; sono contemplati temi importanti come la morte e sono rappresentate emozioni forti con l’aspetto iniziatico evolutivo che osserva una fase di crescita grazie all’interiorizzazione del senso profondo della vicenda, spesso celato, ma che colpisce l’inconscio. E l’inconscio ricorda.
Altrove del Buono “…ho un ricordo preciso di un fatto che ancora mi angoscia: quando l’Italia entrò in guerra, fu sospeso il ballo. Proibito. Io non sapevo ballare, ma a tanti piaceva. Mi parve un inutile sopruso… È così, gli italiani avvertono un gran bisogno di punirsi. Credo veramente che nessun genitore protesterebbe se i bambini vedessero programmi noiosi”.
Il commento di Bruno Bozzetto: “Io sono molto scettico su queste battaglie contro il disegno animato. Sono molto allarmato piuttosto per il – dal vero – È lì che i bambini si identificano trovandosi davanti alla realtà di tutti i giorni (film, telegiornali). Il cartone animato è così folle, così lontano dalla realtà, così inimmaginabile che non riesco a capire come un bambino possa identificarsi in un maxi robot che lotta contro mostri alti seicento metri.”
Goldrake soddisfa l’antica aspirazione del giustiziere vincente, il bisogno istintivo di giustizia che alberga nell’anima dei bambini. Ma i padri sono angosciati.
Lo psicologo De Masi sulla TV baby sitter: “I genitori non hanno più il tempo per parlare con i figli, né tantomeno per giocare con loro. Li riempiono di oggetti, tra i quali la televisione, ma non sanno più dargli niente di sé, né rappresentare un modello. Li piazzano ore e ore davanti alla TV e poi se la prendono con Mazinga.”
Alla ‘crociata di Imola’ (raccolta di firme di genitori e insegnanti contro Goldrake in una scuola) i ragazzi di due classi 4^ e 5^ elementare di una scuola di Bologna risposero proponendo il patteggio: la rinuncia a Goldrake contro la loro rinuncia alla pornografia.
Il giornalista Fausto Pezzato sottolinea la contraddizione insita negli adulti: “Ben detto… Con quale faccia il mondo che ha inventato le luci rosse osa impartire lezioni di buon gusto ai bambini? Dove lo trova il coraggio per condannare come diseducativi gli eroi dell’infanzia, il mondo che ha scientemente allevato generazioni di inermi all’insegna di Carosello…. Vero problema è la Tv il suo fascino ipnotico, la sua straordinaria capacità di sedurre, persuadere, falsificare, esaltare…. La Tv, non Goldrake e Mazinga, ci porta via i figli, ma siamo stati noi a farne la loro balia. Che cosa sono questi scrupoli tardivi? Perché sacrificare sui pupazzi giapponesi una responsabilità che non hanno?”
Una ragazzina di 13 anni: “…Possibile che i grandi si sentano in dovere di condizionare l’esistenza di un bambino, ignorando spesso le sue aspirazioni e i suoi desideri, scegliendo per lui giochi e letture? Ieri ho detto a mio padre che forse i bambini erano più felici quando nessuno, all’infuori del medico di famiglia, si occupava di loro… non è riuscito a darmi una risposta precisa… quanti uomini oggi sono disposti a battersi per i propri ideali ed a rischiare la propria vita per un mondo migliore?”
Il lettore Flavio Nucci di Milano sulla rivolta di Imola come dei giornali della sinistra culturale e la TV di stato…”…Tutto questo perché la Kultur marxista ha ben recepito il pericolo che si nasconde in questi apparentemente innocui telefilm…” rifuggono la violenza, vince il giusto sul cattivo, prevale il coraggio e l’intelligenza individuale contro la strapotenza tecnologica del nemico (l’estraneo) conquistatore e assetato di potere totalitario, gli episodi sono ispirati allo spirito eroico dei samurai; c’è un ritorno in Occidente ai valori per altre visioni, vi è …”preoccupazione – per dirla con Uberto Eco – per l’avanzare di un’ondata di spiritualità che minaccia di sommergerci Goldrake sarebbe un…. antidoto, anche se non del tutto adeguato, per compensare la diffusione tra i giovanissimi di quelle idee negatrici e sovversive che tanto hanno contribuito a degradare il clima della convivenza civile in questo incredibile Paese.”
Il quotidiano il Giornale risponde… sembra a anche a me che la polemica stia assumendo toni troppo concitati, tali da far sospettare qualche orchestrazione. In realtà… è una formula (la vittoria dei buoni contro i cattivi) che oggi da fastidio a molti non solo per motivi politici, ma perché cozza evidentemente contro una mentalità ormai diffusa in base alla quale troppo spesso l’aggredito meritava una lezione, l’aggressore è degno di solidarietà perché è un amico… mentre il giustiziere è sempre opinabile… Così tra queste persone, ormai prive di una certezza propria… serpeggia il timore che i bambini, identificandosi con Goldrake… finiscano col convincersi che la pace merita sì qualsiasi sacrificio, ma non quello della libertà.
Di fronte alla limpidezza dei valori illustrati nel cartone quali l’amicizia, la fedeltà, l’onestà, emerge lo scalpore di una società in costante decadimento per cui il sapore di quell’antico, ormai, sentire è sciapo, indistinguibile né nutriente o saziante. Ci lasciamo trattare male, i genitori si lasciano denigrare e insultare, gli anziani sono dimenticati e snobbati, gli insegnanti non hanno più autorevolezza, i genitori difendono i figli a priori senza valutarne la condotta, se non sono addirittura violenti e abusanti nei loro confronti o morbosi impedendone la naturale crescita. Gli insegnanti di religione parlano in classi dove regna il caos e fanno finta di non vedere, terminando la lezione ad occhi chiusi, non portando a termine il compito di trasmettere un accenno di vita spirituale. C’è una valutazione intrisa di confusività e mancanza di significazione che renda bianco il bianco e nero il nero; c’è morbosità e perversione. Per altro verso, non c’è stagnazione, c’è una possibile apertura. Proprio il protagonista Actarus tenta più volte di “salvare” il nemico attraverso un decondizionamento da un indottrinamento volto al male per l’avvio di un recupero verso i valori della vita e nell’immersione nella natura garantita dalla fattoria. Così facendo, credendo nella presenza del bene, anche laddove non lo si direbbe, egli crede di poter trasformare il male in bene e creare bene, è fiducioso. In ognuno in germe sono presenti bene e male; l’educazione al sentire e compatire, sentire insieme agli altri, restituisce senso profondo, spirituale alla relazione, ma anche delinea netti confini ai valori scansando ambiguità. Inoltre Actarus non giudica, non inchioda in uno stato senza offrire vie d’uscita, quando invece è possibile una evoluzione. Non c’è bisogno di autoritarismo laddove l’ordine è dato dal lavoro della coscienza in ciascuno.
Omaggio a Malaspina
Il commento dell’epoca su Goldrake come fumetto animato caratterizzato da semplificazione dei modelli espressivi e del messaggio non rende giustizia a ciò che vi si nasconde e che forse ha permeato i cuori dei piccoli telespettatori: la forza simbolica dei gesti; forse abbiamo bisogno di tornare all’essenziale per rinsaldare le basi, alla ‘ripetizione del rituale’ per imparare la lezione, introiettandone i simboli; dobbiamo rinforzare una struttura interiore laddove la nostra società va all’opposto in direzione della disorganizzazione, disgregazione, dispersività. Forse i bambini istintivamente hanno scelto ciò di cui avevano bisogno: rinsaldare le radici su cui poggia l’individualità a fronte di una società sempre più disgregatrice, attraverso sentimenti limpidi e valori profondamente e autenticamente vissuti a fronte di relazioni sempre più artefatte e vuote di senso.
Le emozioni espresse e sottolineate dalla musica, l’interpretazione energica dei doppiatori italiani, insieme all’essenzialità espressiva, hanno reso bene quanto c’era da trasmettere e il fraseggio, a volte così essenziale, punta dritto all’obiettivo lasciando il segno. I silenzi, le pause, le immagini e la voce di Romano Malaspina e degli altri interpreti, hanno dato espressione a qualcosa che trapela appena, dando valore a quella forza invisibile che nessuno ha percepito a parte i bambini di allora; credo che la sua voce abbia messo in luce quello che la fredda interpretazione giapponese ha mancato di trasmettere: il calore, i sentimenti, quello che le immagini e i dialoghi essenziali volevano esprimere. Sembra che molti episodi possano recare un messaggio, a volerlo recepire. Diverse puntate fanno intendere vaghi riferimenti al mondo spirituale che tutto sottende; forse è solo lo spirito orientale, certo meno materialista del sentire occidentale.
L’armonia rapisce con quelle immagini sonore. Forse non tutti vogliono vedere qualcosa che potrebbe essere scomodo perché autentico e pedagogico, come anche nel cartone di Heidi, ancora i giapponesi gli autori: ancora le immagini, ancora i suoni e l’energia vitale della bimba, qualcosa di vero e malcompreso dagli adulti: c’è qualcosa di gerarchicamente superiore alla razionalità cioè l’aderenza a ciò che detta la presenza magica dell’invisibile, una presenza che sostiene, protegge, nutre, educa come un padre; è una voce che trasmette verità: la profondità, l’origine ancestrale del nostro essere intimo. È l’autenticità che lascia la propria traccia, un’energia contagiosa e trasformativa, come sa esserlo l’invisibile, il sacro.
Penso che il materialismo abbia finito per stancare e stiamo cercando una nuova spiritualità, ma forse la temiamo, perché, è vero, il sacro fa paura! A. P. d. G. 2020
Ringraziamenti
Gli autori degli anime qui rappresentati
Gli autori compositori delle musiche specie Shunsuke Kikuchi
Gli autori e i loro seguenti testi:
J. Nacci Guida ai super robot L’animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980 – Odoya (2016)
M. Nicora C’era una volta Goldrake società editrice La Torre 2017
M. Pellitteri – F. Giacomoantonio Shooting star Sociologia mediatica e filosofia politica di Atlas Ufo Robot – Fondazione M. Luzi Editore (2017)