I bambini sono sempre presenti nel cuore di Actarus . Sono orfani per lo più. Perversamente usati ai loro fini dagli alieni, incuranti della inviolabilità cui una cultura superiore li dovrebbe destinare, i bambini sono invece spesso saggi e pronti ad imparare a crescere, se glielo si lascia fare. Capita dunque che un ragazzino venga sfruttato come spia dai nemici che fanno leva sull’ingenuità della sua età e della sua smania e malinconia di rivedere i genitori morti da tempo: “Quella stella sei tu papà e quest’altra senz’altro tu mamma. Quando mi faranno salire sull’astronave, vi verrò a trovare… – ma, conosciuta la realtà… – perdonami nonno, credevo che avrei potuto incontrare il mio papà e la mia mamma, se fossi salito su un disco volante e invece…”
MIZAR “Scinici … continua a dire che un extraterrestre buono lo ha salvato!”
SCINICI “Certo e si chiama Duke Fleed!”
ACTARUS “E chi è questo Duke Fleed?”
SCINICI “È il mio amico del cuore, è lui che mi porterà nello spazio.”
ACTARUS “Si, ma in attesa di quel momento, devi studiare e impegnarti più che puoi, me lo prometti? Beh, allora salutami il tuo amico del cuore”!
SCINICI “Vuoi dire Duke Fleed?”
ACTARUS “Si il tuo amico Duke Fleed”
SCINICI “Ciao Actaruuuus!”

Actarus interviene come benefattore, fratello maggiore, a re-indirizzare la rotta, spezzata da eventi funesti, di questi bimbi colpiti troppo presto dalla durezza della vita. Lui li riporta sulla giusta strada, spronandoli a proseguire serenamente il loro percorso.

Miyuki è una bimba di circa 7-8 anni; alla vigilia di Natale perde i genitori in un terremoto causato da Vega e perde la memoria. Viene decisa l’operazione.
MEDICO “È decisivo lo stato psicologico per la riuscita dell’intervento; occorre forza di volontà e voglia di vivere.”
ACTARUS “Potrebbe venire per qualche tempo alla fattoria, finché non si è ripresa.”
RIGEL “Stare a contatto con la natura non può farle che bene.”
Tutti noi della fattoria cerchiamo di confortarla e incoraggiarla; eseguito l’intervento chirurgico, deve ritornare a camminare, ma è triste e rinunciataria; mio padre Rigel cerca di rallegrarla e farla ridere. Miyuki invece fugge sulla montagna alla ricerca dei luoghi di casa natale; arrivata sul posto trova il nulla e tanta neve; accende un fiammifero, ricorda la mamma che le legge un racconto; sembra l’immagine della piccola fiammiferaia che nella luce rivede l’immagine dei genitori: era un dipinto di una madre con i suoi pargoli… “Mamma, mamma portami con te!”… grida la piccola. Actarus era andato a cercarla e la trovò così, a chiamare la mamma.

MIYUKI ”Tu chi sei?”
ACTARUS “Sono Duke Fleed, sono venuto a salvarti”
MIYUKI “Non dovevi, io non voglio più vivere!…”
ACTARUS “Devi farti coraggio, io ti starò vicino..”
MIYUKI “Ho capito” e sviene tra le sue braccia.

Lui solleva lo sguardo e più in avanti trova il diario della piccola che spunta dalla neve e legge la sua richiesta come dono di Natale: “Non voglio più attaccare la calza all’albero… Mi piacerebbe incontrare il Principe delle Stelle, attraversare il ponte dell’arcobaleno, attraversare la via lattea anche se solo in sogno. Fammi incontrare il principe delle stelle!”
Il suo sogno è divenuto nostro e l’invisibile ha esaudito quella richiesta: Actarus comparirà con il suo disco volante, addobbato in modo da sembrare una carrozza; era ferma in un cielo stellato natalizio, uno strascico di arcobaleno e l’invisibile farà comparire una via, un ponte in cielo e l’immagine della mamma che avvertirà la piccola: “Una volta che avrai attraversato quel ponte, ritroverai la gioia di vivere. Sii sempre serena, quassù dal cielo io e tuo padre veglieremo sulla tua felicità”. Ecco che, attraversato quel ponte, la bambina ritrova la gioia di vivere grazie a questo magico evento di una bellezza straziante per le emozioni che suscita, tra la gioia e il dolore di tanta sofferenza, troppa per un piccolo essere colpito ancora in germoglio, ma già tanto forte di fronte alla tragicità della vita al suo primo sorgere.

Non vi ho ancora parlato di mio fratello Mizar. Lui ha un vero debole per Actarus che è per lui come un fratello maggiore. Mizar un giorno lo vediamo che si ingegna intorno ad un suo artefatto, vuole essere utile anche lui alla squadra di piloti; deriso dagli astanti, me compresa (allora ero proprio ingenua), ancora una volta ottiene soccorso dalla sensibilità di Actarus, disposto ad ascoltarlo e a capire di più sulla sua idea: “Se sei convinto di qualcosa, non importa cosa dicono gli altri, va avanti per la tua strada senza timore! È così che si comporta un uomo!” Mizar, convinto dal fratello acquisito, riuscirà ad essere effettivamente utile ai grandi, facendo cambiare idea ai detrattori, dimostrando di aver ragione. Altri ragazzini vengono a contatto con noi e sembrano esprimere una saggezza inconsueta, con i gesti il modo di vestire e di muoversi, sono già adulti.
Giù le mani dai bambini dunque, direbbe qualcuno sottolineando la viltà di chi pensa di usare l’infanzia a proprio vantaggio o deturparne la purezza delle origini, deviando la loro strada verso il nulla. Actarus, persona molto umile, ha uno spontaneo trasporto verso l’infanzia e la sofferenza cui è costretta da una realtà adulta incapace di comprendere; lui sembra calcare le caratteristiche di quel rivoluzionario che i bambini li ascolta ed essi, a quanto sembra, ne sono rimasti affascinati; oltre ad un padre in lui trovano un saggio ed esperto fratello maggiore, un amico del cuore che li sostiene e guida a crescere.
Il rapporto tra Procton e Actarus, è molto affascinante: è una relazione interiorizzata e sublimata, intima, seppur nella distanza in linea alla nostra educazione improntata a un dignitoso rispetto, ma nonostante ciò capace di esprimere un sentire speciale. Quell’insieme di garbo, umiltà e stima fa di questa relazione padre/figlio qualcosa di speciale, difficile da descrivere.
Mio padre Rigel per altro verso, rappresenta una macchietta comica nel nostro gruppo.

È il ranchero della nostra fattoria “La betulla bianca” che gestisce da tempo: “Voi giovani siete privi di sogni… io ho idee stratosferiche” Qui lui ha ragione; ma come mai i giovani sono privi di sogni? Oppure, davvero ne sono privi? Mio fratello a volte lo prende di petto e, devo dire, riesce ad averne ragione, perché ha ragione in effetti. Mizar. “E poi uno dovrebbe fidarsi dell’esperienza dei grandi.” Ecco la rivincita con cui dà scacco a nostro padre colto in fallo. La vita è maestra, occorre solo lasciar solo vivere; perché non lasciarli fare questi giovani? Perché non potevamo prendere in mano la nostra situazione? Io almeno stavo diventando già grandina e, si sa, se ai ragazzi dai delle responsabilità loro ne sono orgogliosi e felici e si impegnano di più. Ancora Mizar difenderà Actarus dalle continue lamentazioni di mio padre verso un giovane che ancora non conosce nella sua vera identità (mentre mio fratello ne era venuto al corrente, restando però fedele al nostro patto di segretezza) e pertanto non lo può comprendere, lo giudica male, lo critica pensandolo come uno sfaticato e nullafacente; diciamolo, era geloso di lui, specie del mio rapporto con Actarus da cui voleva allontanarmi, come da ogni altro ammiratore o pretendente che si presentasse al mio cospetto. Un ritratto del classico genitore tradizionale, un poco castrante e geloso verso la figlia che difende dalla pur naturale esigenza di crescere e fare una vita consona alla sua età.
Una volta litigammo vivacemente e intervenne Actarus a riprendermi: “Venusia anche se è un po’ invadente, dovresti ritenerti molto fortunata ad avere un padre”. In effetti anche io dovevo pazientare verso di lui, evidentemente figlio della sua generazione e cultura, incapace di fare un salto con una vampata di modernità. Era troppo chiedere questo a lui e la mamma non c’era più a prendere le mie parti e difendere il mio legittimo diritto di costruirmi una vita futura e felice, specie in linea al mio credo. Il mio eroe difenderà comunque quest’uomo in diverse occasioni e, devo ammettere, che spesso anche mio padre ha espresso sinceramente teneri sentimenti verso di noi e la mamma, scomparsa prematuramente, e ciò è veramente prezioso. Inoltre ricorda spesso gli avi e ne difende l’onore, per tramandarlo, evitandone la perdita definitiva e cercando altresì di meritarne lui stesso. Resta dunque una macchietta simpatica, il mio papà, capace di vero affetto per i figli e che infine conoscerà Actarus nella sua totale verità, apprezzandolo senza riserve, sempre più affezionato e felice, nonché orgoglioso di sapermi accolta ad aiutarlo al suo fianco.
Tra i nemici alieni invece compare il figlio di Zuril, uno dei più valorosi comandanti nemici, che si sente trascurato da sempre dal padre e ne vuole acquisire la stima. Zuril ammette a sé stesso e al figlio per lettera, di averlo trascurato per la sua missione della conquista della Terra, si sente in colpa. Il figlio vuole uccidere Duke Fleed e conquistare il padre. Actarus rischia la vita per la forte determinazione del figlio di Zuril che lo tiene in scacco in una stretta mortale, convinto a farsi esplodere insieme a Goldrake come unica possibilità di liberarsene, mentre Zuril tenta di farlo desistere dal proposito “Sei il mio amato figlio” e lo richiama a sé, ma inascoltato. Il figlio sentite le sue parole e letta la lettera del padre, si espresse così: “Io sono molto fortunato, perché ti ho sentito pronunciare queste parole! Non sai da quant’era che aspettavo che mi dicessi queste cose, ti ringrazio!” Actarus tenta molte volte di farlo desistere dal combattere e di tornare dal padre, suggerendo di cooperare per il bene di tutti: “Non capisci che dobbiamo impegnarci tutti, perché regni la pace nell’universo?” Il ragazzo invece non ascolta; Goldrake all’ultimo momento riesce a sganciarsi dalla presa. Il ragazzo esplode con il suo velivolo e Zuril lo piange.
Io da parte mia dissi: “Mio padre aveva ragione a donarmi questa sciarpa. La mamma ha vegliato su di noi” La sciarpa apparteneva alla mamma, mancata presto, troppo presto per noi piccoli, ma non perciò assente, solo invisibile.

A proposito di genitori e figli, non vi ho ancora presentato Maria, la sorella di Actarus, salvata da un abitante del pianeta Fleed, che la portò con sé sulla Terra e la crebbe fingendosi suo nonno. Entrata nella squadra, sarà bravissima e simpaticamente competitiva con Koji. Anche lei sarà un poco malinconica per il suo pianeta lontano e che non ricorda più, essendo stata portata via in salvo da piccola; è visibilmente gelosa verso di me per le premure di mio padre come quando mi donò la sciarpa della mamma come ricordo e porta fortuna e ha nostalgia della famiglia, vorrebbe ricordare almeno i genitori¸ il loro volto…

KOJI “Per quanto ancora vuoi startene qua fuori? Dì, c’è qualcosa che ti preoccupa?”
MARIA “Non so nemmeno io. È strano, ma quando guardo la neve, sento una grande nostalgia… Si, ho quasi la sensazione di tornare ai tempi in cui ero soltanto una bambina. Non ricordo molto del pianeta Fleed… solo fiamme che ardono come in un inferno. Non ho nessun ricordo bello come quello della neve che cade.”
KOJI “Coraggio, vedrai che a poco a poco ricorderai tutto quanto.”
MARIA “Tu credi?”
KOJI “Ma certo Maria! Questa sensazione di nostalgia che senti è la prova che cominci a ricordare!”
Maria aveva già vissuto la tragedia della perdita del nonno, morto tra le sue braccia colpito da un alieno. Lei giurò di combattere per lui e la sua gente.

Un giorno Maria ha una forte nostalgia per i genitori, ma é condizionata telepaticamente da Lady Gandal, la parte femminile del comandante Gandal; sogna il padre prigioniero e al risveglio si precipita a salvarlo, ma subito è fermata da Actarus che ribadisce che i loro genitori sono morti durante l’attacco al pianeta e invita la sorella a dimenticare l’accaduto “È tanto che non ci concediamo un po’ di svago, andiamo a trovare Rigel alla fattoria!” Ma presto arriva un attacco nemico; Actarus si precipita all’angar e affida la sorella a Koji “Pensa tu a Maria, va bene?” Maria farà di testa sua ed uscirà anche lei, seguita poi da Koji, mentre Actarus viene colpito in combattimento ed è costretto a rientrare; ha la ferita aperta e sanguinante, è debole e rischia l’amputazione del braccio. Maria al suo letto gli chiede scusa e riferisce di aver visto il padre alla guida del mostro come nel sogno.
Actarus le ripete che è morto, Maria insiste. Actarus a fil di voce: “Ti prego”.
MARIA “Io ero piccola non ricordo il volto di nostro padre…”
ACTARUS “Impossibile” Koji propone di uscire con lei in ricognizione per capire la situazione.
ACTARUS “No, non dovete andare, forse è una trappola”
KOJI “Non precoccuparti, staremo in guardia e proteggerò Maria anche a costo della vita”
ACTARUS sempre più affaticato e la voce rotta dal dolore della ferita “No… non… dovete andare…”
KOJI “So bene che può essere rischioso, ma è giusto che Maria veda con i propri occhi se quello era veramente suo padre. Tua sorella non è tipo da fare capricci e se è convinta di aver visto il re di Fleed a bordo di quel mostro di Vega, allora voglio andare anch’io con lei a verificare.”
Actarus, sofferente, steso ancora nel letto, chiude gli occhi.
KOJI “Piacerebbe anche a te poter credere che vostro padre non sia morto” Maria ascolta zitta seduta a terra sulle ginocchia a fianco di lui steso nel letto. “ecco, per Maria è la stessa cosa e inoltre… pensa se davvero lui fosse vivo e tenuto prigioniero dalle forze di Vega. Tua sorella è così giovane; per lei sarebbe un dolore troppo grande da sopportare! Andiamo Maria.”
Actarus si mette seduto, ma il braccio gli fa male. Richiamo io i ragazzi…
ACTARUS “No, lasciali andare; forse Koji ha ragione e anch’io nel profondo del mio cuore conservo ancora un barlume di speranza…. quella volta quando mia madre, che sapevo essere morta, si avvicinava a me, pur sapendo che è impossibile che i morti ritornino in vita e che doveva trattarsi di una trappola, non potevo fare a meno di andarle incontro. Sapevo che quella donna non era mia madre, ma speravo con tutte le forze che lo fosse; l’amore per i genitori è eterno”.
Ma Actarus aveva ragione, Maria vede il vero volto del padre visto in sogno, scopre l’inganno; fugge, ancora non accetta la realtà, odia tutti, anche il fratello che infine la raggiunge…
ACTARUS “Oh Maria non devi essere triste, perché nostro padre è vivo”
MARIA “Eh?” risponde esausta.
ACTARUS “Nostro padre e nostra madre non sono morti, vivranno per sempre nei nostri cuori. Si! E quando vorrai rivederli, basterà chiamarli con tutte le tue forze.”
MARIA “Papààà! Mammaaaaa!”
Ma la drammaticità degli eventi seguenti colpiranno ancora Maria a fondo, nel cuore, quando incontrerà, ma subito dopo perderà nuovamente, un amico d’infanzia. Allora, davvero esausta e non più vivace ragazza come prima, griderà di non voler più combattere, non voler più la guerra. I suoi freschi anni reclamavano pace e serenità.
ACTARUS “Si Maria, questa guerra deve finire, deve finire presto!”
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